Vorrei cominciare il mio contributo a questo numero inaugurale di “MATRES- TERRA-MONDI – VISIONI ” non solo affermando che Lucie Rie è stata una delle più importanti ceramiste, ma esprimendo la mia ammirazione personale per questa donna, una delle più significative artiste della ceramica del nostro tempo. Ho sempre sentito una profonda, speciale connessione con lei. Le sue opere hanno attirato profondamente la mia attenzione da quando, ancora adolescente, ho iniziato ad interessarmi di ceramica. Più tardi, nel 1999, il suo lavoro fu esposto a Vienna in una mostra magnifica, per la prima volta dopo la sua emigrazione in Inghilterra nel 1938, nonostante lei non avesse mai desiderato che le sue opere fossero presentate a Vienna durante la sua vita. Per coincidenza, ora vivo nella parte orientale dell’Austria, vicino al confine ungherese, dove Lucie passava molto del suo tempo visitando i suoi nonni e scappando dalle calde temperature di Vienna in estate.
Durante la mia ricerca per imparare di più su Lucie Rie e la sua vita, ho scoperto molti suoi tratti simpatici, p.e., quando viveva in Inghilterra le mancava il suo forte caffè austriaco da cui era dipendente, era felice vedendo il suo libro delle commesse bello pieno e non ha mai perso il suo accento viennese.
Era nata nel 1902 con il nome di Lucie Gomperz in una ricca famiglia ebrea di Vienna crescendo in un periodo piuttosto eccitante, dove lo Jugendstil (Art Nouveau) e la Wiener Werkstätte rinnovavano lo stile delle giovani generazioni, lasciandosi alle spalle il cupo e rigido stile storicizzante del XIX secolo. Era il periodo in cui lo psicanalista Sigmund Freud stava lavorando sul potere dell’inconscio negli esseri umani e sull’interpretazione dei sogni. Era il periodo di pittori come Gustav Klimt ed Egon Schiele e di compositori come Gustav Mahler e Arnold Schönberg. In realtà, questo periodo segnava in tutta Europa l’inizio dell’era dell’astrazione. Lucie Rie aprì il suo primo atelier quando aveva solo 23 anni, come studente alla Wiener Kunstgewerbeschule (Scuola di Arti Applicate). Abbastanza presto sviluppò uno stile unico e una passione per alcune forme molto semplici dalle linee essenziali e dalle superfici sofisticate. Questo stile urbano era in netto contrasto con le opere colorate e opulente di molti artisti famosi a quel tempo a Vienna e si distingueva anche fortemente da quello delle opere rustiche terrose di Bernard Leach, ai tempi molto apprezzate in Inghilterra.
A differenza delle opere prodotte dai suoi contemporanei, i lavori di Lucie sono più architettonici, e si potrebbe effettivamente cogliere lo spirito della semplicità degli edifici modernisti. A suo modo, l’approccio di Lucie era rivoluzionario. Inoltre, ella ha sempre dato molta importanza alla forma, seguendo il dettame dell’architetto Adolf Loos sull’uso parsimonioso e appropriato della decorazione. Nel 1908, Loos proclamò che l’ornamento architettonico “era un crimine”, in relazione all’espressione di Louis Sullivan “la forma segue la funzione” che è probabilmente uno dei principi più significativi dell’architettura moderna.
Alla fine del XIX secolo la popolarità dell’arte e del design giapponese diffusa tra molti artisti dell’Europa occidentale raggiunse Vienna, dove molti dipinti di Gustav Klimt esprimono questa notevole influenza. Si potrebbe vedere una relazione tra il lavoro di Lucie Rie e la ceramica giapponese, anche in relazione al suo stretto contatto con Bernard Leach in tempi successivi. L’architetto e designer Josef Hoffmann, cofondatore della Wiener Werkstätte, scoprì abbastanza presto lo straordinario talento di Lucie Rie. Portò persino il suo primo lavoro al famoso Palais Stoclet di Bruxelles, l’edificio che egli aveva progettato in collaborazione con Gustav Klimt e molti artisti della Wiener Werkstätte. Dopo la laurea Lucie presentò le sue opere anche a Londra, Milano e Parigi. Dopo il suo matrimonio con Hans Rie, Lucie si affermò ulteriormente come ceramista straordinaria. Nel 1937, Josef Hofmann scelse 70 dei suoi pezzi da presentare all’Esposizione Mondiale di Parigi e progettò persino una “vetrina a corridoio” speciale per esporre le opere di Lucie. Sfortunatamente, la manifestazione fu oscurata dalla Grande Depressione e dalla minaccia di una guerra globale. Durante questo evento il Guernica di Pablo Picasso fu mostrato ai visitatori per accusare le atrocità della guerra civile spagnola. Durante questo periodo difficile, la carriera di Lucie Rie-Gomperz si interruppe purtroppo bruscamente. In quanto ebrea, fu costretta ad emigrare in Inghilterra nel 1938 a causa delle leggi razziali.
Nonostante avesse vinto molti premi in numerose mostre internazionali in Inghilterra, nella sua nuova patria Lucie era una persona abbastanza sconosciuta. Affittò un garage e aprì un atelier vicino a Hyde Park, che poi dovette chiudere durante la guerra. Tuttavia, fu in grado di continuare a lavorare nel laboratorio di soffiatura del vetro di un suo amico, anch’egli emigrato da Vienna. Lucie Rie iniziò a disegnare gioielli e i suoi famosi bottoni, che furono usati alla fine degli anni ’80 dallo stilista giapponese Issey Miyake, che era suo intimo amico. Nel suo studio invitava spesso molte persone ed era famosa per servire ai suoi visitatori tè e torte. Durante i 50 anni della sua presenza nell’atelier, lo spazio è rimasto in gran parte invariato. Più tardi l’atelier fu trasferito e ricostruito nella galleria delle ceramiche del Victoria and Albert Museum di Londra. Nel 1945, Hans Coper, un immigrato tedesco, entrò nella sua vita. Questa relazione ha avuto un effetto profondo su di lei; Lucie e Hans diventarono partner intellettuali e artistici. Lei assunse il giovane che non aveva alcuna esperienza nell’ambito della ceramica per aiutarla a cuocere i bottoni. Lucie lo mandò da un vasaio che gli insegnò a creare dei vasi al tornio. Hans Coper divenne partner dell’atelier di Lucie Rie. Insieme produssero molte ceramiche eleganti e funzionali che furono vendute nei più importanti grandi magazzini di Londra e New York. Hans Coper rimase con lei fino a quando non aprì il proprio studio nell’Hertfordshire nel 1958; tuttavia, la loro amicizia e collaborazione continuò fino alla morte di Coper nel 1981.
Dopo aver passato tempi difficili Lucie riuscì a far riemergere tutto il suo spirito creativo e ingegnoso. Spesso sopportò anche le dure critiche di Bernard Leach, considerato il padre della ceramica da studio britannica. Erano amici e lei era impressionata dai suoi punti di vista. Nonostante la sua breve influenza e le sue critiche, la delicata ceramica modernista di Lucie si distinse chiaramente dal lavoro rustico e sommesso di Leach.
Il lavoro di Lucie Rie fu ulteriormente riconosciuto in molte mostre e ricevette numerosi premi prestigiosi dopo la retrospettiva del suo lavoro alla Arts Council Gallery di St. James’ Square nel 1967, dove Bernard Leach espresse il suo grande rispetto per la sua creazione artistica.
Nel 1981 l’opera di Lucie Rie fu esposta al Victoria & Albert Museum di Londra e nel 1994 al Metropolitan Museum di New York. In Giappone, l’architetto Tadao Ando progettò una gigantesca piscina rettangolare per la mostra “Issey Miyake meets Lucie Rie”, all’interno della quale le sue ceramiche sembravano galleggiare. Nel 1991, dopo aver insegnato alla Camberwell School of Art dal 1960 al 1971, Lucie Rie fu insignita del titolo di “Dame Commander of the Order of the British Empire.” Il suo lavoro ceramico è terminato nel 1990, dopo aver subito il primo di una serie di ictus. Si è spenta nella sua casa di Londra il 1° aprile 1995 all’età di 93 anni. Durante la sua vita Lucie Rie era interessata a sperimentare e sviluppare nuovi smalti per materiali come il gres e la porcellana. Ottimizzò ulteriormente il processo di monocottura, in modo da poter applicare lo smalto sul pezzo crudo. Spesso applicava lo smalto a pennello quando l’argilla era ancora cruda e non cotta. Questo approccio unico ha portato a superfici e texture che appaiono più vivide e vive. Dalla fine degli anni ’40 in poi, Lucie Rie iniziò ad usare la tecnica del graffito, ispirandosi a quei vasi di Avebury dell’età del bronzo. Spesso decorava i suoi pezzi con linee delicatamente incise, usando aghi di metallo. Oggi si parla della “faretra di Lucie Rie” che pervade le superfici dei pezzi rustici e talvolta tenuemente tonalizzati. Lucie Rie si è sempre considerata un’artigiana. Il suo modo di interagire con l’argilla crea pezzi di una semplicità affascinante e sottile, come se non appartenessero a questa mondo.
Il poeta e critico Christopher Reid ha descritto il lavoro di Lucie Rie come “di impareggiabile bellezza, forza, sottigliezza ed eloquenza… i suoi vasi e ciotole sono come poemi metafisici, animati da… tensioni”. Issey Miyake ha detto: “Il fascino del suo lavoro sta nel calore e nella nostalgia del lavoro manuale che inonda i nostri cuori. Ognuno dei pezzi di Lucie ci dà un senso dell’origine della sua creazione; ognuno esiste in un mondo proprio, né in Oriente né in Occidente”.
Lucie Rie, Versatoi olio e aceto, gres, anni '50 e Ciotola rialzata, anni '60, porcellana con smalto al manganese
Vaso versatore, c. 1958, gres.
Ciotola rialzata, c. anni '70, porcellana con smalto dorato al manganese e terracotta
Fotografia di Stuart Burford; immagini per gentile concessione di Erskine, Hall & Coe.
Studio a Londra, 18 Albion Mews, vicino Hyde Park.
Vaso a bottiglia,1990, Oxford Ceramics Gallery.
Lucie Rie mentre lavora nel suo studio a Londra.