Ci vuole coraggio per affrontare la scommessa quotidiana con il fuoco; ci vuole una complicità emotiva con la materia, vederla come il solo, possibile luogo dove si accende e si libera la fantasia, la forza creativa. Mirta Morigi è figlia di quella immemore cultura del plasticare che dalla terra trae sostentamento; il suo gesto breve, intenso, sicuro, quel suo intuitivo “parlare con le mani” ha il sapore di un rituale che da secoli si celebra nelle botteghe faentine, e che rende la cultura del fare ceramica un’esperienza totalizzante, capace di segnare profondamente tutta una vita. Del resto, la tecnica con la quale l’artista si esprime non è mai casuale: è da sempre elemento determinante per la resa formale ed espressiva di ogni opera, è quel mezzo che da sempre pone chi crea in rapporto profondo con il proprio processo creativo. E Mirta sembra avere da sempre con la ceramica un rapporto imprescindibile: forse per quella sinteticità formale che le consente di plasmare prontamente il profilo che nasce nella sua fantasia, arricchendolo poi di un manto cromatico brillante e compiuto, ideale per dare forma a quegli esseri fantastici di cui, da decenni, Mirta si fa cantrice.
Una bottega tutta al femminile, quella della Mirta, che proprio quest’anno ha raggiunto il traguardo dei cinquant’anni di attività: una bottega impostata su una salda e orgogliosa rivendicazione del mestiere, su un riconoscimento del valore dell’antico artigianato, nobilitato dalla ricerca di uno stile esclusivo che, senza arroganza, si impone per naturalezza e padronanza tecnica.
Sperimentazione e freschezza esecutiva ritrovano così il passo di una nuova tradizione, fatta di accensioni cromatiche e vivacità delle forme, di materia mossa da interne tensioni, di improvvisazioni e fluttuazioni inventive, governate da un’insolita e dirompente carica ironica. Prende da qui le mosse Mirta Morigi per la creazione dei suoi decori, raggruppati in famiglie di animali ripetute in infinite varianti: civette, rane, lucertole, camaleonti e draghi, che si muovono in libertà sulla superficie dei vasi, si affacciano divertiti sulle sommità di ciotole e coppe, ne assecondano la forma cingendole con le lunghe code; plasmano la materia con il loro peso, si confondono con i verdi profondi o i rossi carmini dai quali paiono, improvvisamente, fare la loro comparsa. Iconografia accattivante, disinvolta ed allusiva che, unita alla lucentezza degli smalti in un crescendo di sovrattoni, porta negli anni la “Bottega Morigi” ad una fisionomia inconfondibile: attraverso le sue immagini favolistiche Mirta veicola l’essenza della propria creatività, evitando, con la forza di una vena fantastica in continuo fermento, la sterile serialità di una formula, e donando ad ogni opera la preziosità del pezzo unico. Caratteristiche che, apparentemente discordanti, dominano una maturità creativa sempre aperta a nuove suggestioni estetiche, a nuovi, freschi, stimoli culturali. Nella produzione più recente, Mirta si è poi aperta alla realizzazione di opere dai forti rimandi simbolici ed echi di intensa emotività lirica, licenziando vasi e forme che rimandano alla rotondità accogliente del corpo femminile: volti sognanti e sorridenti si stagliano così accanto alla sporgenza dei seni e la morbidezza dei ventri, a restituire una visione evocante secondi spazi, ulteriori piani di lettura. Sono opere per cui l’autrice pare momentaneamente rinunciare ai toni infuocati e squillanti che le sono propri, per cristallizzare la forma in campiture di colore pieno, talora bianche, talora vuote, a rivelare il tono nudo della terra cotta.
Negli anni, la sua ceramica caratterizzata da questo felice bestiario l’ha portata nelle collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, dall’Australia alla Cina, dall’India alla Korea e al Giappone. Da ogni luogo Mirta ha riportato suggestioni che le hanno permesso di arricchire la sua personalità, dominata da una maturità creativa sempre aperta a nuove suggestioni estetiche, a nuovi, freschi, stimoli culturali. È ciò che le ha valso, recentemente, importanti riconoscimenti come appartenenza all’Accademia Internazionale della Ceramica di Ginevra con sede nel museo Ariana, così come il titolo di Maestra di Arte e Mestieri, conferito dalla Fondazione Cologni.
La sua è una sensibilità connaturata al cangiare della luce, alla sintesi alchemica di colori e immagini del sogno. Ci vuole una forza tutta femminile per darle forma. Una scommessa, questa, che la Mirta e le sue ragazze sono capaci di vincere ogni giorno.
Elisa Gradi 2022