E’ la “Natura naturantis” l’epicentro verso cui ha rivolto il suo sguardo il festival Matres 2022
Molti filosofi da Giordano Bruno a Spinoza l’hanno messa al centro del loro pensiero in quanto costante “attività generatrice nel divenire della sua perfezione”. Ma sappiamo che l’Uomo contemporaneo imperterrito continua a turbare l’equilibrio di questa sua Dimora Comune in una vera e propria sindrome di disconnessione: ha perduto il contatto, la sintonia con il mondo naturale. Si desta alla vita dei sensi, guarda il mondo con occhio fisico, col raziocinio mentre le realtà immateriali della natura diventano pallide allegorie. E’ su questa centralità tematica che hanno lavorato con le menti, con la propria spiritualità e servendosi dell’abilità delle loro mani le ceramiste di Pandora. Tutte sono state consapevoli anche di quanto la donna sia più vicina ai ritmi ed ai cicli della terra essendo anch’essa generatrice, di come il suo corpo stesso le insegna a comprendere e ad accompagnare i processi naturali e che questo la rende predisposta all’accoglienza. La grande madre nelle civiltà arcaiche era amata ed onorata, era presente in quasi tutte le mitologie e incarnava il femminile come mediatore tra l’umano ed il divino: la donna ancora oggi può trovare una via per la crescita perché capace per sua stessa natura di creare vie di tutela per tutte le cose. Sulla scia del percorso artistico che le ha precedute e che ha sempre messo a fuoco la Natura in tante modalità secondo le sensibilità delle epoche le ceramiste hanno ancora una volta voluto essere un caleidoscopio di luci creative, una sorta di grande collage in cui i pezzi vanno ad amalgamarsi in un corpus armonico. Una consonanza di voci in accordo fra loro nonostante la diversità delle culture eterogenee, la diversità delle esperienze e dei percorsi artistici maturati, al di là delle distanze e delle differenze di tecniche e stili, diversità che sono inevitabilmente presenti in qualsiasi esposizione collettiva. In questo corpus corale si possono riconoscere tre grandi filoni figurativi: Il Cosmo-Natura, La donna –Natura ed il Vaso o Piatto-Piastra-Natura. Molte ceramiste hanno privilegiato l’immagine della sfera che sicuramente allude al cosmo, all’abbraccio circolare, al comune destino umano che esso rappresenta ma spesso la sfera si moltiplica, sembra figliare divenendo un totem o un obelisco, nel prolificare delle realtà, dei mondi e delle tante, innumerevoli visioni. Spesso la sfera si apre in alto, si slabbra, come un ovulo che dia inizio ad una nuova vita, oppure si incrina o si divide in due metà, in due emisferi alludendo a come il mondo e la natura non siano più integri. Molte delle sculture assumono le sembianze femminili, ma non si tratta mai di una semplice donna-individuo bensì di una immagine universale che rappresenta il generarsi e rigenerarsi: è la donna-albero della vita , è la donna-artista che attraverso il ramificarsi dei suoi capelli fa germogliare piccoli manufatti della sua creatività ceramica, oppure è un corpo inginocchiato o seduto così come apparivano le Matres sia latine che celtiche. Infine il vaso che è già di per sé simbolo di accoglienza, dimora come lo è la terra stessa, questa grande casa di tutta l’umanità, è spesso inciso o disegnato e smaltato: a volte dalla sua apertura superiore fuoriescono le efflorescenze che la primavera ci concede ciclicamente in un ritmo infinito di rinascita e rinnovamento della terra. Oltre al vaso che rappresenta la forma più tradizionale del fare ceramico molte ceramiste hanno privilegiato vassoi, piatti o piastre anch’essi a volte solo incisi da segni essenziali ma spesso portatori di storie narrate attraverso figurazioni ed immagini che ci riportano sempre all’infinito ciclo della Natura generante nel divenire della sua perfezione.
Installazione - performativa
di Maria Valerio
Un pavimento in creta decorata, attraversato dal passaggio dei visitatori della mostra, incomincia a spaccarsi e con il continuo camminamento, a distruggersi fino a ritornare terra. Questa azione diventa racconto metaforico del passaggio dell’uomo sulla Terra. Sotto il peso dei passi la decorazione incomincia a staccarsi e rovinarsi fino a distruggersi e scomparire, e le mattonelle si riducono in frantumi. Il passaggio dell’uomo farà tabula rasa di quello che egli stesso ha creato ma non degli elementi della natura. La terra/creta continuerà ad esistere. Il pavimento come fondamento dell’umano e la decorazione come segno del fare dell’uomo, non avranno un domani.
“La forza generatrice della natura non teme il nostro passaggio, il pianeta terra resterà anche dopo di noi. Quello che è in pericolo è la sopravvivenza dell’essere umano. Prendersi cura dell’ambiente è prendersi cura dell’uomo.”
Scheda tecnica: l'installazione è stata collocata dopo adeguato soproluogo atto alla definizione delle misura definitive ed esatta collocazione ai fini dell'azione performaiva. Il pavimento, di circa 6 mq. è stato realizzato in mattonelle allo stato di secchezza-osso, questo allo scopo di consentire lo sgretolamento. I visitatori della mostra con il loro passaggio/cambiamento sono gli artefici dell'azione performativa. Durante l'arco temporale del Festival sono state realizzate delle riprese video con più telecamere a testimonianza e memoria dell'evoluzione della performance. Accanto alle rovine di quel che resta del pavimento la collocazione di un codice QR permetteva di vedere i filmati della performance. (vai a guarda il video)
25 - 28 AGOSTO 2022: Matres Festival Internazionale di Ceramica Femminile, mostra collettiva “VISIONI” Complesso Monumentale di San Giovanni - Cava de’ Tirreni (Sa- Italia)
“Riflessioni” opera collaborativa delle artiste proposta alla collettiva “Matres Terrae”ceramics & design presso il Museo Campano di Capua - 25 novembre 2021– 5 gennaio 2022 e in esposizione al Matres Festival
Matres Festival, mostra collettiva “VISIONI”: le opere in esposizione e le artiste