HOTEL PARCO DEI PRINCIPI
“Cielo azzurro, mare azzurro, isole azzurre, maioliche azzurre, piante verdi, rose ai piedi della principessa, orma di danzatrice” (Gio Ponti)
“Dobbiamo misurarci con il passato, il presente, il futuro e le utopie”. Gio Ponti
“… Penso sempre alle infinite possibilità dell’arte: date a uno un quadrato di venti per venti e – benché nei secoli tutti si siano sbizzarriti con infiniti disegni – c’è sempre posto per un disegno nuovo, per un vostro disegno. Non ci sarà mai l’ultimo disegno…” Gio Ponti
La realizzazione dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, rappresenta, per Gio Ponti, una vera e propria sfida, in molte delle tematiche proprie dell’architetto, dal genius loci, alla progettazione architettonica, al design, ai complementi di arredo, alle preesistenze storiche, e non per ultimo, l’importante sfida della morfologia del sito, un dirupo tufaceo a 70 mt. di altezza sul mare, ma il tutto è avvolto da un giardino ottocentesco, un vero e proprio parco. Un parco botanico di tre ettari, che custodisce specie vegetali rare, tanti angoli romantici, e che ospita, anche, essenze autoctone, aranci, limoni, arbusti mediterranei rose, lavanda, rosmarino, sino a perdersi nel panorama mozzafiato del Golfo di Napoli, e della costiera sorrentina, dominata dal Vesuvio, sempre presente, ovunque si rivolga lo sguardo, tutto avviene, sempre, sotto la sua attenta osservazione.
La Storia del sito
Prima di diventare un Hotel, il Parco dei Principi di Sorrento fu un luogo illustre, un salotto di incontro per aristocratici ed intellettuali.
Il sito, in cui viene edificato l’hotel, apparteneva all’Ordine dei Gesuiti fino al XVIII secolo, quando il Re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, acquisì la proprietà e ne donò una parte al cugino Paolo Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa, il quale, nel 1792, fece costruire la Villa Poggio Siracusa, (i cui sontuosi ambienti ospitarono dame e baroni desiderosi di svagarsi in quell’Eden gioioso). Alla fine dell’Ottocento, per la Villa comincia un periodo di declino, sino a quando nel 1885, la famiglia Cortchacow, cugino dello Zar di Russia, Nicola II, acquistò l’area.
La villa ritornò ai suoi antichi fasti divenendo teatro di storie, passioni e celebri ricevimenti. I nuovi proprietari avviarono la suggestiva realizzazione di una dacia in stile gotico-inglese. L’hotel sorge, oggi, proprio sui resti della, mai completata, dacia.
La realizzazione dell’Hotel Parco dei Principi. Manifesto dell’Architettura Contemporanea
Sono gli inizi degli anni 60 del XX secolo, quando l’Ingegnere napoletano Roberto Fernandes, già proprietario dell’Hotel Royal Continental sul Lungomare Caracciolo di Napoli, dove ha, anche, lavorato Ponti, acquistò il terreno dando l’incarico all’architetto Gio Ponti, di trasformare quel luogo in un albergo. L’eredità storica, la straordinaria ubicazione e i naturali cromatismi ispirarono Ponti nel creare una struttura radicata al suo luogo di origine, caratterizzata dal verticalismo dell’antica dacia e dal paesaggio della costiera sorrentina. L’hotel Parco dei Principi fu inaugurato l’11 Aprile 1962, e da quel giorno testimonia l’assoluta e felicissima intuizione dell’Ingegnere Roberto Fernandes. “Aveva il genio di scoprire le qualità di ciò che tutti conoscevano, e di cui nessuno si accorgeva”, così amava dire lo stesso Fernandes di Gio Ponti.
Gio Ponti, considerato come la più importante matita milanese di quegli anni, esprime, in questo progetto, la sua idea di architettura come professione: “l’ architettura deve servire la società futura sul piano funzionale, tecnico, produttivo ed economico; deve servire alla felicità ed all’esigenza degli uomini sul piano della loro vita; deve nutrire l’intelletto degli uomini al piano dell’intelligenza e dello stile; come arte, invece, deve nutrire l’anima degli uomini e i loro sogni sul piano dell’incanto”.
Proprio nella realizzazione dell’albergo, Gio Ponti fonde un passato a lui estraneo con il suo presente, senza mancare di rispetto né all’equilibrio delle linee né alla progettazione, volta a costruire un legame forte tra natura, architettura, e paesaggio. Un’ architettura delicata, quasi assente, che preferisce mimetizzarsi con i maestosi profili rocciosi in cui si innesta, e che, al contempo, contiene un design sobrio e innovativo.
L’architetto trae spunto dalla preesistenza, la dacia, per l’andamento delle altezze, la disposizione in pianta dei volumi e l’effetto scenografico dal giardino e dal mare, ma, al contempo, elabora un progetto, che ha tutti gli elementi peculiari della sua poetica: il lavoro sulle superfici, il linearismo e il verticalismo, gli “occhi visuali”, la decorazione, la leggerezza, e gli scorci paesaggistici. Sin dai primi studi, mantiene costante l’impianto delle 100 camere, distribuite sui 4 piani fuori terra (più due interrati), e sui quattro fronti, con molte stanze comunicanti e spazi distributivi ampi e attrezzati.
Sulla cima del promontorio, il complesso è una presenza lieve e delicata, ma, allo stesso tempo, slanciata verso l’alto, per via dei setti murari, che scandiscono il ritmo dei volumi. Un intonaco candido la avvolge, interrompendosi solo in corrispondenza delle aperture: aria, luce e il blu del mare entrano nelle camere, mentre la vista sfugge attraverso le vetrate in cerca dell’orizzonte, in uno scambio continuo. Le facciate sono trattate come superfici indipendenti: una reca il segno orizzontale delle fasce continue dei balconi; un’altra è definita da una scacchiera di logge coperte e piccole terrazze. La realizzazione dell’hotel è passata dall’architettura ad albergo mediterraneo, dalla progettazione al design, e rispecchia in pieno la personalità articolata e complessa di Gio’ Ponti. Non solo architetto, ma anche estimatore della pittura, del design, dell’insegnamento, del giornalismo, fautore dell’Industrial Design e grande estimatore dell’artigianato.
Tra Design – Arte – Artigianato – Ceramica
Tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’70, Gio Ponti amava visitare Salerno, e la sua provincia ricca di tradizioni, colori, folclore ed artigiano, è proprio durante i suoi soggiorni salernitani, che viene in contatto con la Fabbrica di Ceramica “D’Agostino Ceramiche”, tra le realtà manifatturiere più importanti d’ Italia, dotata delle moderne tecnologie del settore, dove erano in produzione sia maioliche in stile moderno per rivestimenti, che oggetti di uso quotidiano. Apprende, quindi dal suo proprietario, l’architetto Matteo D’ Agostino, dalla sua compagna americana Ernestine Kannon, pittrice, decoratrice, e direttrice artistica, e dal’ Ing. Host Simonis, che sperimenta, con successo, l’uso di nuove miscele di terre e nuovi smalti e pigmenti, la progettazione di forme e colori, di strutture, di trasparenze, e lo studio della materia ceramica.
Qui studiò il rinnovamento del linguaggio della ceramica, enfatizzando il contesto territoriale attraverso i colori, i tratti geometrici e naturalistici, ideando le celebri piastrelle, bianco e blu, che oggi la Ceramica Francesco De Maio ripropone per unire artigianalità, territorialità e design in un fare tutto italiano. La Ceramica Francesco De Maio è stata eletta dagli stessi Eredi di Ponti, quali unici esclusivisti, per la riedizione dei 33 decori bianchi e blu, e che conserva al suo interno un piccolo Museo con alcuni dei disegni originali e degli schizzi di Ponti, che hanno dato vita ai decori bianco e blu.
La collaborazione con la Ceramica d’Agostino, permise di declinare in tutte le cento camere dell’albergo, nelle suite, nella hall, nella reception, nel Lounge bar, e nel ristorante, i Decori Blu e Bianchi in ceramica, pensati attraverso una serie di combinazioni “matematiche e geometriche”. Protagonista assoluto il colore bianco e blu, che avvolge tutti gli ospiti, già dal loro ingresso nella hall, per poi proseguire in tutti gli spazi comuni, progettati per unire, come un unico ambiente, il dentro con il fuori, con il colore blu del mare e del cielo.
Gli ambienti diventano come una grande tavolozza, dove le tinte monocromatiche del bianco e blu, attraverso potenti giochi di luce, sembrano moltiplicarsi; i colori, così, suddividono ed arricchiscono gli ambienti, in spazi ancora più ampi.
Le maioliche di Ponti diventano un inno al blu dipinto dal bianco; il blu appare, mentre, al contempo, il bianco è stupefacente per la purezza. Il bianco esalta il blu, e lo fa leggere nella sua profonda bellezza. Il colore è uno, anzi due, ma le possibilità di combinazioni per le maioliche, diventano, ben 27, per la composizione di pavimenti e rivestimenti, così come vuole la tradizione delle riggiole napoletane e dei Paesi del Mediterraneo. La serie completa di 27 disegni, eseguiti a mano sulle maioliche 20*20 cm, fu pensata da Ponti per l’hotel Parco dei Principi di Sorrento, che diventa il primo hotel design al mondo, aprendo la strada a questo connubio design-ospitalità.
Un modulo, una piastrella 20*20; 27 decori; un colore, il blu, compongono e danno vita agli ambienti dell’Hotel. La ceramica, il design diventano i protagonisti assieme al mare blu del Golfo di Napoli, degli interni. I rivestimenti, i pavimenti in maiolica fanno rivivere e splendere di luce nuova l’antica tradizione di riggiole napoletane, impiegate nella nuova contemporanea idea di modulo.
Tanto che le maioliche, diventano un vero e proprio rivestimento, portato sin sopra le pareti, si trasformano in un immenso ordine gigante, (dell’amico artista Fausto Melotti).
Dal basso, sale sino in alto, alle pareti, prendendo il posto di decorazioni e quadri, diventando sperimentazione materica, uscendo dal rigido modulo del design, permettendo all’artigiano di diventare artista, che si cimenta in nuovi colori, e smalti, con cristalline vitree, invetriature, ed effetti craquelé. Questi ultimi rappresentano un insieme di elementi, che verranno ripresi, negli anni a seguire, da molti artisti ceramisti, nel tentativo di superare sia i limiti della materia ceramica, sia il concetto tradizionale di ceramica legata ad una produzione artigianale, e di tradizione popolare e folcloristica, per spingersi verso le più moderne tematiche, artistiche, e di design contemporaneo.
Per cui, all’interno, i molteplici motivi decorativi e combinazioni delle maioliche dei pavimenti, l’inserimento dei ciottoli bianchi, (prodotti da Ceramica Joo) dell’area lounge, ed i blu incastonati nelle pareti verticali, formano un collage idealmente connesso ai paesaggi marini circostanti, definendo al contempo uno specifico linguaggio estetico, in cui arti differenti convergono e si fondono.
Il Design dei complementi di arredo anni ’60
Dopo 60 anni, l’Hotel Parco dei Principi, se indubbiamente rappresenta il simbolo dello sviluppo turistico della Penisola Sorrentina, non di meno va visto come un contenitore, testimone di un momento glorioso del design italiano degli anni ’50. Gio Ponti pensa a tutto, ad ogni elemento, che possa completare un Hotel di lusso, quale il Parco dei Principi, infatti, disegna alcuni celebri arredi, che entrano nella storia del design italiano del Novecento.
“La genialità di Ponti”, afferma l’Architetto Mautone, curatore del recente restauro dell’Hotel “era stata quella di immaginare un elemento scomponibile, ma con elevata resistenza strutturale, rimanendo sempre a metà tra produzione industriale in serie, e raffinato lavoro artigiano”. Ed ecco che, mentre la seduta ‘Superleggera’, si fa osservare da nuovi punti di vista, la nota poltroncina ‘Lisa’, scomposta nei suoi “8 pezzi” (un sedile, uno schienale imbottito, due sostegni in legno curvato e quattro gambe metalliche) rivela la sua logica, figlia di un design pensato per essere riprodotto in serie e assemblato, in continuità con la linea, già anticipata dalla viennese Thonet.
Ponti per gli ambienti comuni, prevede diversi modelli di poltrone e sedie: oltre alla 829, la 802 di Carlo De Carli, la 696 di Cassina, la 865 (anche nella versione divano) e 814 di Ico Parisi, mentre nel ristorante la seduta senza braccioli 646 disegnata dallo stesso Ponti.
Il risultato è quindi di interni semplici, quasi spartani, che mette in risalto l’ingegno tecnologico e l’armonica coesistenza di arti differenti. Quasi prevedendo la diffidenza, che arredi così scarni, avrebbero potuto generare in un pubblico abituato a un altro tipo di ‘lusso’. (Domus)
Per ogni camera indica la combinazione scelta, lasciando i servizi finiti a gres a mosaico, e i corridoi piastrellati in maioliche “Blu Ponti”, 13×20 cm. Tali sono gli arredi delle stesse suite, i comodini, le poltrone, le porte, i tavoli, gli imbottiti, i copriletto, che sono blu, la toeletta, le lampade, la consolle con top in formica blu e cassetti, e persino i telefoni. Ponti disegna anche le tende della facciata sul mare (morbide, bianche e blu), e la guglia in ferro sul prospetto principale, che slancia ancor più verso l’alto l’intera struttura.
Il Restauro degli Ultimi Anni
L’aspetto attuale del Parco dei Principi è il risultato di un lungo lavoro di recupero iniziato nel 1999, condotto dall’architetto napoletano Fabrizio Mautone. Il restauro è stato eseguito con un approccio filologico; sono state studiate le monografie, ricercati disegni e archiviati schizzi e documenti storici. Procedendo dall’interno verso l’esterno, sono state restaurate prima le camere (1999-2001), e poi le facciate (2003-2004), eliminando le superfetazioni e operando un lavoro di cuci-scuci, per quando riguarda materiali e finiture, o sostituendo le parti gravemente danneggiate. Anche gli arredi sono stati recuperati, grazie al lavoro di esperti ebanisti napoletani, che ha ridonato splendore ai legni delle sedute. L’architetto Mautone in occasione del cinquantenario, compie un passo ulteriore trasformando, quello che fu il primo design hotel, in un Hotel – Museo. Il percorso “didattico-espositivo”, messo in scena negli spazi comuni del piano terra, fa luce su personaggi e aziende coinvolti nel progetto originario.
L’ Eredità di Gio Ponti
Gio Ponti e le sue creazioni sono più vive che mai, il piccolo Museo all’interno della Ceramica De Maio, in Nocera Superiore (Sa), offre la possibilità di vedere molti tre gli schizzi e i disegni esecutivi delle combinazioni dei pavimenti, i pannelli di maioliche con le prime composizioni dei decori, ed al contempo permette di venire in contatto con le tecniche di produzione ed i colori delle maioliche. Inoltre, lo stesso Hotel Parco dei Principi, svolge la sua funzione originaria di ospitalità turistica, ed in alcune particolari occasioni è fruibile, anche per coloro i quali non sono ospiti della struttura, quindi la visita diretta, con il piccolo Museo al suo interno, con il percorso didattico-conoscitivo, permettono di venire in contatto con il pensiero, le idee dell’architetto e di immergersi nella poesia e nelle atmosfere degli ambienti, cosi sapientemente creati.
Gio Ponti ha avuto l’intuizione dell’architettura e del design di uso quotidiano, delle soluzioni spaziali per le case moderne, dei progetti complessi nel contesto urbano, e soprattutto, ha dato un contributo, nell’Italia post bellica, del pieno boom economico, alla ricostruzione del gusto italiano. La sua eredità è dunque un invito a circondarsi di bellezza come stimolo al godere della vita.
Bibliografia:
Rivista Domus 09/07/2012: “50 anni di Gio Ponti a Sorrento”, di Fabrizia Vecchione;
Rivista Abitare 16/07/2012: “Abitare in bianco e blu alla Gio Ponti”, di Alessia Pincini;
Rivista Decor 15/06/2012: “Tutto il genio di Gio Ponti in una Villa a Sorrento, oggi Hotel Bianco e Blu, con vista sul Vesuvio”, di Alessia Musillo.
Il Restauro degli Ultimi Anni.
L’aspetto attuale del Parco dei Principi è il risultato di un lungo lavoro di recupero iniziato nel 1999, condotto dall’architetto napoletano Fabrizio Mautone. Il restauro è stato eseguito con un approccio filologico; sono state studiate le monografie, ricercati disegni e archiviati schizzi e documenti storici. Procedendo dall’interno verso l’esterno, sono state restaurate prima le camere (1999-2001), e poi le facciate (2003-2004), eliminando le superfetazioni e operando un lavoro di cuci-scuci, per quando riguarda materiali e finiture, o sostituendo le parti gravemente danneggiate. Anche gli arredi sono stati recuperati, grazie al lavoro di esperti ebanisti napoletani, che ha ridonato splendore ai legni delle sedute. L'architetto Mautone in occasione del cinquantenario, compie un passo ulteriore trasformando, quello che fu il primo design hotel, in un Hotel - Museo. Il percorso "didattico-espositivo", messo in scena negli spazi comuni del piano terra, fa luce su personaggi e aziende coinvolti nel progetto originario.
L’ Eredità di Gio Ponti.
Gio Ponti e le sue creazioni sono piu’ vive che mai, il piccolo Museo all’ interno della Ceramica De Maio, in Nocera Superiore, (Sa), offre la possibilità di vedere molti tra gli schizzi e i disegni esecutivi delle combinazioni dei pavimenti, i pannelli di maioliche con le prime composizioni dei decori, ed al contempo permette di venire in contatto con le tecniche di produzione ed i colori delle maioliche. Inoltre, lo stesso Hotel Parco dei Principi, svolge la sua funzione originaria di ospitalità turistica, ed in alcune particolari occasioni è fruibile, anche per coloro i quali non sono ospiti della struttura, possono effettuare una visita diretta, al piccolo Museo al suo interno, con il percorso didattico-conoscitivo, che permettono di entrare in contatto con il pensiero, le idee dell’architetto e di immergersi nella poesia e nelle atmosfere degli ambienti, sapientemente creati.
Gio Ponti ha avuto l’intuizione dell’architettura e del design di uso quotidiano, delle soluzioni spaziali per le case moderne, dei progetti complessi nel contesto urbano, e soprattutto, ha dato un contributo, nell’Italia post bellica, del pieno boom economico, alla ricostruzione del gusto italiano. La sua eredità è dunque un invito a circondarsi di bellezza come stimolo al godere della vita.
Gio Ponti il sito e l’architettura
Hotel Parco dei Principi, gli interni
Decori Blue e Bianchi in ceramica e disegni
Foto: Maria Gabriella Ippolito e Emilia Giordano