La mia opera Keramikos, la terra e il fuoco/ 108 nomi della Dea, è un omaggio all’archeologa e antropologa americana di origine lituana Marija Gimbutas, il cui merito è quello di aver riportato alla luce il tempo mitico di una raffinata cultura egualitaria in cui il corpo femminile della Dea e la Natura sacra erano la stessa cosa. È stata capace di introdurre e sostenere con studi approfonditi una visione ampia e complessa di quella che lei stessa definisce la “Civiltà dell’Antica Europa”. Non intendo col mio lavoro riprendere gli stilemi del mondo arcaico, lo hanno fatto in maniera sublime gli uomini e le donne di allora. Ognuno riporta in quello che fa molto di sé e la ceramica è per me il mondo delle forme e in quell’urgenza del fare, integrata con altrui competenze, lei è la materia e il linguaggio ideale per questo progetto. Un mondo, quello della ceramica, il cui fascino ha però specificità e regole ben precise con lunghissimi tempi di attesa. Accettare i momenti in cui non c’è un controllo totale sull’opera, insegna ad “accettare l’imponderabilità” della materia: della terra, dei colori, del fuoco e del loro interagire in quella che è la dimensione potente del “fare”. Empaticamente la vita è energia, travaglio, aspirazione e compimento. La vita è attività. La forma a cui da sempre viene riconosciuta la funzione protettiva del contenere e custodire, è un simbolo arcaico del femminile: un vaso, un piccolo recipiente. Una piega sulla circonferenza interrompe la forma perfetta del cerchio. Deformare è un’azione non convenzionale, significa cambiare l’aspetto originario della forma cambiando l’aspetto originario della storia. Il vaso, inoltre, circoscrive in Ciò-che-è-Vuoto la ragione del contenere Ciò-che-è-Essenziale, “la ragione primaria di ogni cosa”, aspetto importante del sacro per le civiltà arcaiche.
Nell’ultimo periodo della sua vita Marija studiava il sanscrito e il numero 108 è Il numero sacro dell’India collegato alla concezione arcaica di un tempo ciclico che sopravvive in quelle civiltà in cui è importante essere in armonia con il Cosmo. È un numero magico lunare femminile e si riferisce alle quattro fasi lunari moltiplicate per il numero di ventisette che sono i giorni in cui la luna ritorna, prescindendo dalle sue fasi, vicina ad una stessa stella. L’idea di dividere in ventisette parti il cammino della luna fra le stelle, utilizzando una posizione significativa della luna in queste ventisette parti, serviva agli antichi per dedurre la rispettiva posizione del sole. Fissare così i fenomeni stagionali e lo sviluppo del ciclo della vita umana. L’India ha avuto una storia simile a quella della Civiltà dell’Antica Europa. Gli Aria, guerrieri provenienti dalle steppe del nord, forti di un’avanzata tecnologia, il carro a due ruote e l’addomesticamento del cavallo, sovvertono la cultura esistente, ma il culto della Dea permane in maniera sotterranea in molte parti dell’India. La forza della Shakti, personificazione dell’energia del femminile e della Prakriti, natura Naturante, persiste ancora nelle visioni filosofiche del pensiero Indù. I messaggi contenuti nelle forme possono essere ricondotti a messaggi cognitivi, come processi di conoscenza volti a produrre e tramandare un sapere; messaggi fenomenici, acquisiti per mezzo dell’esperienza sensibile; messaggi estetici in cui la bellezza è quella dimensione etica in cui la collettività si riconosce. Compresi nella raffinatezza delle forme arcaiche dell’Antica Europa un sistema di segni che Marija Gimbutas chiama “script”, segni, grafemi complessi che lei considera anticipatori della scrittura. Comunicando messaggi e un linguaggio vero e proprio impresso sui primi manufatti arcaici, la ceramica si conferma il medium essenziale per la forma più antica di linguaggio che non assolve alla sola funzione di “significare qualcosa”, ma di “significare per qualcuno” e in questa relazione vi è il “luogo” dove si crea la comunità umana. La lettura dei suoi libri che non è avvenuta per caso, è frutto di ricerche sulle tracce della Dea che iniziarono in una antica città dell’Asia minore, Efeso. La grandezza di Artemide, contrapposta dagli efesini alle predicazioni di Paolo, si legge negli atti degli Apostoli; la sua bellezza è ancora oggi sconvolgente. Nel 2016 ho iniziato questo lavoro di omaggio a questa donna straordinaria. Non avevo come obiettivo il 2021, cento anni dalla sua nascita, sono stupita, io per prima, della coincidenza di questa data al raggiungimento del magico numero 108. Mi fa piacere pensare che è la Dea a guidarci, sempre.
Per Marija Gimbutas / “Keramikos, la terra e il fuoco” / 108 nomi della Dea
di ELEONORA PANICONI
MOSTRA PERSONALE presso Museo Archeologico Nazionale Gli etruschi di frontiera di Pontecagnano Faiano (Salerno)